Premetto che non sono un grande ascoltatore ed estimatore di musica ambient e molte volte mi ritrovo ad annoiarmi o ad addormentarmi su interminabili e invariabili tappeti sonori. Però succede che mi imbatto in alcuni album che riescono a catturare e a mantenere vigile la mia attenzione. E' il caso di "Celestial Matter", release n°01 della neonata netlabel statunitense (Richmond, Virginia) Subterranean Tide, guidata da Emily Loren Moss Ferrel. 17 tracce di 17 differenti artisti che provano ad avvicinarsi e a descrivere la materia celeste, composte ispirandosi ad una poesia di Emily. E il risultato è avvincente. Basta chiudere gli occhi e ci si ritrova a galleggiare senza peso nello spazio, accerchiati da lievi e quasi impercettibili mutamenti di luminosità. Frammenti di polveri spaziali primordiali allontanano per pochi istanti quell'angosciante solitudine che ci accompagna dalla nascita ("Dri Ice"). L'infinità dello spazio vista da vicino, come un turista curioso e incantato da questa immensa e inquietante bellezza ("Oort Cloud"). Lontani echi di vivaci e colorati volatili che ci ricordano la nostra origine terrestre ("Back and Forth"). Grammofoni smarriti in profondità abissali ai confini del tempo ("Breathing Through Me") Un'oscurità conturbante avvolge l'intero album avvicinando la propria anima al mistero universale. Forse la durata è un po' eccessiva ed un'ora e trenta minuti di ambient music non sono di facile digestione, ma assimilato a dosi ridotte regala momenti di cupa ed intensa bellezza. Ottimo punto di partenza per una netlabel che ha saputo creare subito un nucleo di interesse intorno a sè.
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Thursday, 23 May 2013
Various Artists - "Celestial Matter" (Subterranean Tide 01)
"Celestial Matter, the fragments of
objects of any form that orbit, fly or remain still in the vast
darkness of our universe, a wondrous thing when thought about, and
even more amazing when you stare up at a night sky and see these
objects in their luminosity. But have you heard celestial matter?" (Words by Subterranean Tide)
Premetto che non sono un grande ascoltatore ed estimatore di musica ambient e molte volte mi ritrovo ad annoiarmi o ad addormentarmi su interminabili e invariabili tappeti sonori. Però succede che mi imbatto in alcuni album che riescono a catturare e a mantenere vigile la mia attenzione. E' il caso di "Celestial Matter", release n°01 della neonata netlabel statunitense (Richmond, Virginia) Subterranean Tide, guidata da Emily Loren Moss Ferrel. 17 tracce di 17 differenti artisti che provano ad avvicinarsi e a descrivere la materia celeste, composte ispirandosi ad una poesia di Emily. E il risultato è avvincente. Basta chiudere gli occhi e ci si ritrova a galleggiare senza peso nello spazio, accerchiati da lievi e quasi impercettibili mutamenti di luminosità. Frammenti di polveri spaziali primordiali allontanano per pochi istanti quell'angosciante solitudine che ci accompagna dalla nascita ("Dri Ice"). L'infinità dello spazio vista da vicino, come un turista curioso e incantato da questa immensa e inquietante bellezza ("Oort Cloud"). Lontani echi di vivaci e colorati volatili che ci ricordano la nostra origine terrestre ("Back and Forth"). Grammofoni smarriti in profondità abissali ai confini del tempo ("Breathing Through Me") Un'oscurità conturbante avvolge l'intero album avvicinando la propria anima al mistero universale. Forse la durata è un po' eccessiva ed un'ora e trenta minuti di ambient music non sono di facile digestione, ma assimilato a dosi ridotte regala momenti di cupa ed intensa bellezza. Ottimo punto di partenza per una netlabel che ha saputo creare subito un nucleo di interesse intorno a sè.
Premetto che non sono un grande ascoltatore ed estimatore di musica ambient e molte volte mi ritrovo ad annoiarmi o ad addormentarmi su interminabili e invariabili tappeti sonori. Però succede che mi imbatto in alcuni album che riescono a catturare e a mantenere vigile la mia attenzione. E' il caso di "Celestial Matter", release n°01 della neonata netlabel statunitense (Richmond, Virginia) Subterranean Tide, guidata da Emily Loren Moss Ferrel. 17 tracce di 17 differenti artisti che provano ad avvicinarsi e a descrivere la materia celeste, composte ispirandosi ad una poesia di Emily. E il risultato è avvincente. Basta chiudere gli occhi e ci si ritrova a galleggiare senza peso nello spazio, accerchiati da lievi e quasi impercettibili mutamenti di luminosità. Frammenti di polveri spaziali primordiali allontanano per pochi istanti quell'angosciante solitudine che ci accompagna dalla nascita ("Dri Ice"). L'infinità dello spazio vista da vicino, come un turista curioso e incantato da questa immensa e inquietante bellezza ("Oort Cloud"). Lontani echi di vivaci e colorati volatili che ci ricordano la nostra origine terrestre ("Back and Forth"). Grammofoni smarriti in profondità abissali ai confini del tempo ("Breathing Through Me") Un'oscurità conturbante avvolge l'intero album avvicinando la propria anima al mistero universale. Forse la durata è un po' eccessiva ed un'ora e trenta minuti di ambient music non sono di facile digestione, ma assimilato a dosi ridotte regala momenti di cupa ed intensa bellezza. Ottimo punto di partenza per una netlabel che ha saputo creare subito un nucleo di interesse intorno a sè.
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